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"Se la scienza finalizzata alle applicazioni non ha perso "il gusto antico della bellezza", e se la creatività della matematica si confonde con l'immaginazione artistica, di certo, la trasformazione sull'esistente è in grado di riorganizzare l'epistemologia del divenire attraverso i sistemi stocastici del tempo e dello spazio. Così la tecnologia diviene guida operativa per riflettere attorno alle "cose del passato", raccogliendone i frammenti per trasferirli in traduzioni di linguaggi della nostra epoca. Le ragioni del lavoro, presentate in questo libro, scaturiscono dall'esigenza di conservare, oltre l'aspetto materico del visibile, il linguaggio semantico della vita vissuta dagli antichi dentro quell'architettura fatta di architetture, che è, appunto, il sito archeologico. Come allora operare in tal senso? Utilizzando di certo elementi capaci di comunicare altro da sé, di valicare il tempo e gli orizzonti culturali o sociali che siano, strumenti che la nostra epoca propone come mezzi e non come fine di conoscenza. Una frase mi colpì particolarmente prima di iniziare questa esperienza, "le presenze storiche non esistono di per sé ma sono in quanto comprese". Così il prof. R. Giuffrè mi fece comprendere che le ragioni dell'esistere sono legate all'uso che di esse ne facciamo. Iniziammo, ipotizzando di dimostrare un teorema: L'uso appropriato e compatibile della tecnologia immette il sito archeologico nella socialità contemporanea senza snaturarne l'intrinseca essenza storica." (L'autrice). Introduzione di Felice Costabile e prefazione di Rosario Giuffrè.